Le emissioni governative italiane, come quelle di molti altri Paesi d’area euro, con l’eccezione di quelli in maggiore difficoltà sul fronte del debito pubblico, quali Grecia, ma anche Irlanda, Portogallo e Spagna, sono state scelte dagli investitori per l’elevato grado di sicurezza che offrivano rispetto ad altri strumenti finanziari.
Questo apprezzamento ha fatto sì che la domanda sia salita a livelli tali da incidere direttamente sui prezzi di mercato, aumentati in modo considerevole. I rendimenti offerti, di conseguenza, sono diminuiti (ricordiamo che rendimenti e prezzi delle obbligazioni sono inversamente correlati tra di loro – se salgono i tassi scendono i prezzi, e viceversa). Inoltre i continui tagli dei tassi decisi dalla Bce per fronteggiare la crisi, hanno fatto sì che ormai gli stessi tassi si siano quasi azzerati.
Nel caso dei Bot, in particolare, nella seconda parte del 2009, il rendimento netto si è attestato al di sotto dell’1% lordo, con una punta minima dello 0,337% per la scadenza trimestrale, e dello 0,741% per la scadenza annuale, all’asta di metà settembre.
Da quel momento i rendimenti dei Bot sono andati leggermente crescendo fino all’asta del 15 aprile scorso, con lo 0,41% a 3 mesi, e lo 0,933% a 12 mesi. Nonostante questi leggeri rialzi, gli interessi netti, togliendo le tasse e le commissioni, continuano a rimanere molto bassi. Malgrado ciò il Tesoro è riuscito a collocare sul mercato Bot per un importo pari a 11 miliardi di euro, rispetto ad una domanda da parte dei risparmiatori e degli investitori istituzionali di 17 miliardi. Il Tesoro, quindi, è riuscito a collocare nuovamente tutti i titoli offerti, nonostante il basso rendimento offerto. Da precisare che l’interesse per i titoli di Stato italiani a breve arriva principalmente dagli investitori istituzionali.
Investire ora in Bot, anche con durata annuale, rappresenta una strategia poco remunerativa, a meno che non si tratti di un impiego di brevissimo periodo e questa scelta sia di carattere temporaneo. Sembra che di questi tempi all’investitore che vuole gestire la propria liquidità non sembra poi importare molto del rendimento. Non si spiegherebbe altrimenti la corsa all’acquisto dei Bot. Insomma, pochi ma sicuri e soprattutto liquidi. La semplicità per l’immediata liquidabilità, con una differenza ridotta al minimo tra il prezzo di acquisto e quello di vendita, è uno dei vantaggi principali delle emissioni pubbliche a breve termine. E’ questo che interessa al risparmiatore che vuole stare tranquillo con zero rischi e che vuole sempre disponibile il suo capitale.
Esistono altre forme di investimento alternative ai Bot, come i pronti contro termine, i conti correnti e di deposito online, i libretti di risparmio bancari e postali, gli Etf ed i fondi comuni d’investimento di liquidità. Attualmente più convenienti dei Bot sono i conti di deposito online, privi di spese di gestione, di sottoscrizione e di custodia. Parleremo prossimamente anche di questi prodotti.