Esistono soluzioni garantite e senza costi per programmare un piano di accumulo (PAC), valide anche in ottica previdenza per assicurarsi un capitale o una rendita. Sono flessibili e senza particolari vincoli. Ecco quali.
Un salvadanaio virtuale
In un fondo periodicamente, ma in maniera continua, si mettono da parte dei risparmi (100 euro mese o 1.000 euro l’anno), senza che questo incida in maniera significativa nelle spese quotidiane, ma col beneficio di avere a scadenza un bel capitale da parte.
Se è vero che molto spesso le persone sono restie a investire capitali, perché quest’ultimo può servire per far fronte agli imprevisti della vita, molto più semplice è accantonare 100 euro il mese o 1200 euro l’anno, che in un’ottica di lungo periodo (20 anni per esempio) corrisponde a 24.000 euro più gli interessi maturati.
In ambito assicurativo e bancario questa forma di risparmio si chiama piano di accumulo a premio annuo o premio unico ricorrente. La differenza tra le due forme è che il premio annuo è obbligatorio, nel senso che le compagnie assicurative/banche che offrono questi prodotti, di solito vincolano a versamenti costanti, pena la riduzione degli interessi e forti penali in caso di riscatto anticipato, mentre il premio unico ricorrente è un po’ più flessibile: permangono le penali in caso di riscatto prima del termine, ma non c’è l’obbligo di versare ogni anno.
Il PAC, d’altra parte, ha avuto una forte espansione con il proliferare dei piani individuali pensionistici (PIP) poiché può essere complementare o un’alternativa a essi.
Chi va “Piano Piano” va sano e lontano
Se in linea di principio i PAC sarebbero un’ottima soluzione per chi non vuole investire fin da subito un capitale consistente o una diversificazione per chi l’ha già fatto, nella pratica come abbiamo visto nel paragrafo sopra questi prodotti sono spesso molto costosi.
Non lo è “Piano Piano” di Genertellife, contratto di assicurazione mista a premi unici ricorrenti (PUR). Il contratto prevede versamenti in due modalità: un importo mensile di minimo 100 euro o un importo annuo di minimo 1.200 euro. Il vincolo è di 12 mesi, periodo nel quale non è possibile richiedere il riscatto anticipato di quanto versato. Dal 12° mese è invece possibile richiedere riscatti anche parziali, mantenendo un capitale residuo di almeno 1.200 euro.
Il grosso vantaggio di Piano Piano è che non ci sono costi né di sottoscrizione, né in caso di riscatto anticipato. E’ quindi una forma di risparmio abbastanza libera e flessibile e in caso d’interruzione del versamento premi, il capitale rimanente continua a maturare interessi. Il rendimento dipende dagli utili conseguiti dalla gestione separata Ri.Alto, che investe prevalentemente in titoli di stato e obbligazioni area euro.
Il tasso è stato del 4,4% cui va sottratto 1 punto percentuale, che è la trattenuta sul rendimento annuo. Il contratto può durare fino a un massimo di 20 anni e a scadenza si può scegliere il rimborso del capitale in un’unica soluzione o una rendita annua vitalizia. Il capitale è garantito annualmente e gli interessi consolidati.
Fai da te finanziario: Buoni fruttiferi postali indicizzati all’inflazione italiana
In alternativa al Pac, per chi desiderasse ancor più flessibilità senza sottoscrivere alcun contratto, un’ottima soluzione è un investimento in autonomia nei BFPi. Il taglio minimo dei buoni è di 250 euro, quindi per esempio si può programmare un piano trimestrale di sottoscrizioni da 250 euro e accumulare ogni anno 1.000 euro (250€ a gennaio, ad aprile, a luglio, a ottobre e cosi via).
Caratteristica dei buoni è la garanzia di un rendimento fisso stabilito mensilmente secondo la serie che si acquista, più il recupero dell’inflazione italiana. La durata massima di ogni serie è di 10 anni e gli interessi sono composti.
Che cosa preferire? Sicuramente i BFPi per chi cerca un piano di risparmio sul lunghissimo periodo (pensione) grazie alla forza dei buoni di preservare il potere d’acquisto; mentre è preferibile il Piano Piano per chi cerca un tasso più alto sul breve-medio periodo.