In altri articoli, abbiamo parlato della ricerca del trend e della necessità di fissare, dopo ogni investimento, un opportuno limite alle eventuali perdite, operazione chiamata stop loss, che si inquadra nella più ampia strategia della gestione del capitale (detta money management)
Prendiamo le mosse dal concetto di rischio, sgombrando il campo dal pregiudizio che le obbligazioni non siano rischiose e che ognuno debba avere una propria propensione al rischio.
Riteniamo che la finanza sia già di per sé un terreno altamente friabile, mentre la propensione all’azzardo dovrebbe essere minima per tutti gli operatori. Come conciliare questi opposti? Appunto adottando le specifiche strategie che via via illustreremo. Un’attenta analisi del trend, che tutte le tecniche ricercano (fondamentali e non-fondamentali), permette di modulare la quantità di capitale da investire a seconda della fase dei mercati. La propensione al rischio (minima) deve restare immutata, ma la quantità dell’investimento può variare con l’andamento del mercato.
Ci spieghiamo: nel periodo 1997-2000, non era particolarmente rischioso esporsi (al rialzo) sui mercati azionari con il 40% del proprio capitale. Dal 2000 ad oggi lo sarebbe certamente stato.
La consistenza del trend, sia al rialzo che al ribasso, è il miglior indicatore per una buona modulazione dell’investimento. E giacché tutti sanno leggere con precisione un trend concluso, ma nessuno sa comportarsi con altrettanta maestria nella previsione di un trend in formazione, la seconda regola è appunto la costante e rigorosa applicazione degli stop su tutte le posizioni aperte.
Questa è un’opinione condivisa dalla generalità dei grandi investitori e studiosi di analisi tecnica. Fanno eccezione alla norma alcuni investitori “fondamentalisti” che, individuata una buona azienda a prezzi scontati, se ne infischiano del mercato e tengono i titoli in portafoglio anche per decenni. Vedremo anche questo rispettabile aspetto dell’investimento.
Quindi, trend e stop, perché i mercati sono influenzati da varie serie di eventi imprevedibili ai più.
Tutto ciò mentre lo studio del passato potrebbe non essere sufficiente a suggerire una sicura strategia operativa: i più irriducibili ricercatori hanno fatto presente che 200 anni di borsa potrebbero essere un periodo troppo breve per svelare tutte le variabili dei mercati.
Eccoci quindi automaticamente alle prime verità: cercheremo di cogliere il trend o affidandoci alle tecniche grafiche più consolidate e affidabili, o investendo in singole aziende dopo averne accuratamente analizzato i bilanci.