Nello scorso articolo, parlando dei tassi di cambio, abbiamo parlato del regime di cambio, ovvero del modo in cui un paese gestisce la sua valuta nei confronti delle altre valute estere e del mercato dei cambi in generale. Abbiamo detto che possiamo vedere un regime amministrativo e un regime di mercato.
Il regime amministrativo è usato come stabilizzazione durante una crisi, al fine di ridurre l’inflazione e di accumulare riserve auree e valutarie. L’introduzione del regime amministrativo è sempre un passo verso la normalizzazione della situazione economica del paese e verso il passaggio a condizioni di mercato idonee a formare un buon tasso di cambio. La prima volta che è stato utilizzato un tale regime è stato durante la crisi economica del 1929-1933.
Il regime di mercato è invece diviso in tre tipologie: regime fisso, regime in cui i paesi hanno limitata flessibilità dei tassi di cambio e regime con l’alta flessibilità dei corsi.
Il regime fisso è un regime in cui i paesi hanno un regime di tasso fisso. Tali Paesi fissano il valore della loro valuta senza possibilità di cambio o con dei limiti molto ristretti, solitamente minori dell’1%. Come esempio di regime fisso possiamo portare quello dei vari paesi che ora fanno parte dell’UE. Essi hanno fissato dei tassi di cambio fissi delle rispettive valute nazionali rispetto all’euro, a decorrere dal di entrata in vigore della moneta unica.
Il regime in cui i paesi hanno limitata flessibilità dei tassi di cambio è praticamnte un regime in cui i rapporti tra le valute permettono di avere delle oscillazioni minori. Tali limiti sono posti al fine di stabilizzare il sistema monetario.
Il regime di alta flessibilità prevede che i tassi di cambio possano muoversi liberamente, cambiando sotto l’influenza dei fattori di domanda e di offerta